1. Il cambiamento del mercato del lavoro: una visione italiana ma non solo
Il mercato del lavoro degli ultimi anni ha subito, in Italia come in Europa e nel resto dei paesi occidentali, profondi mutamenti. Tali cambiamenti possono essere fatti risalire principalmente alla ristrutturazione subita dai meccanismi sia dell'offerta che della domanda.
Dal lato dell'offerta, un'importanza fondamentale ha rivestito il cambiamento della percezione collettiva del lavoro: da mezzo di sostentamento a strumento della propria realizzazione. Questo cambiamento ha portato, di conseguenza, una profonda ristrutturazione dei sistemi organizzativi familiari. Infatti, la nuova percezione del lavoro ha coinvolto profondamente le donne, ponendo in discussione il loro ruolo a livello sociale e familiare, causando sia un loro massiccio ingresso sul mercato del lavoro dal lato dell'offerta, sia una ristrutturazione dei meccanismi di gestione delle famiglie, che hanno dovuto adeguarsi al nuovo ruolo assunto dalla componente femminile.
La nuova concezione del lavoro trova un importante riscontro a livello europeo nel rilievo politico dato dal Trattato di Amsterdam (1997) all’obiettivo di un alto livello dell’occupazione, poi tradotto a Lisbona (2000) nel target di un tasso medio di occupazione dell’Unione europea al 70% della popolazione in età di lavoro entro il 2010.
Dal lato della domanda, la definitiva transizione dell'economia da un modello di tipo fordista ad uno di tipo post-fordista e l'avvento della "nuova economia" ha causato cambiamenti i cui germi erano presenti da alcuni decenni ma i cui effetti si sono pienamente manifestati solo nell'ultimo decennio.
In particolare, vale la pena di citare:
la massiccia migrazione delle produzioni materiali verso aree a minore incidenza del costo del lavoro;
la conseguente "smaterializzazione" delle produzioni nei paesi cosiddetti industrializzati;
la globalizzazione dei mercati;
l'accentuazione posta sull'informazione, sulla sua produzione e sul suo reperimento.
Questi mutamenti hanno causato, tra le altre, tre conseguenze fondamentali:
la progressiva flessibilizzazione del mercato del lavoro (non sempre accompagnata dai necessari cambiamenti normativi);
una sempre maggiore importanza assegnata alle professionalità "alte" sul mercato del lavoro;
la crescita dell'importanza dei lavori cosiddetti "atipici".
> CAP. 2
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